Privacy, browser e diritto d'autore: tre problemi un solo indiziato

Esiste - ce lo dicono i rappresentanti dei consumatori americani - un violatore seriale della privacy a cui è stato concesso di comprarsi i dati che ha rubato ai cittadini, ripagandoli con un caffè al bar. Stiamo parlando di Google, il noto motore di ricerca che manda in giro per il mondo una macchina piena di telecamere fissate sul tetto per filmare lungo la strada e restituirci il servizio di mappe on line. Peccato che nel far questo, il colosso di Mountain View si sia pure impegnata a carpire molti altri dati di navigazione degli utenti, soprattutto quelli che lasciavano la rete wireless non protetta. Non stiamo parlando solo di password, ma di corrispondenza email. Google come al solito, prima ha negato, poi ha dichiarato che si è trattato di un errore, di uno sbaglio insomma. Per sbaglio ha aggiunto dei dispositivi sul tetto di una macchina per andare ad impicciarsi delle foto e delle email che si scambiano le persone che vivono nella strada dove passa la Google Car assiepata di telecamere. Il giudice deve averci creduto, o almeno deve averci capito molto poco di questa vicenda, per avergli assegnato una multa tanto bassa. Sette milioni di dollari da suddividere in 30 Stati per questo gigante del web che fattura decine e decine di miliardi di dollari, talvolta anche eludendo le tasse portando i soldi nei paradisi fiscali, è semplicemente una sanzione ridicola che certamente non fermerà Google dal ripetere ancora questi illeciti gravissimi di cui si è già resa protagonista in passato e che rappresentano presumibilmente il suo normale modo di operare sul mercato con gravi distorsioni per i concorrenti e per la libertà dei cittadini. Microsoft, tanto per fare un esempio di questi giorni, per molto meno, ossia per non essersi strettamente attenuta agli impegni che aveva assunto ai tempi in cui il suo browser Explorer era tra i più usati, è stata condannata in Europa ad una multa di 561 milioni di Euro. Peraltro sembrerebbe che sia stata proprio Google a soffiare ad Almunia i dettagli per far irrogare una sanzione a Redmond. Comunque siano andate le cose, dati recenti dimostrano che il browser che oggi appare dominante è Google Chrome dunque la sanzione a Microsoft appare da un lato come assurda per aver colpito un reato impossibile da realizzarsi, non essendo più Explorer un browser dominante ed avendo Microsoft sanato la procedura per aprire ai competitor il sistema operativo Win7. Molto di più se si considera che ormai il problema non sussiste più sui PC fissi, ma si è spostato nel settore mobile, dove ancora una volta Google fa da padrona versando fiumi di soldi ad Apple pur di mantenersi la rendita di posizione come motore di ricerca di default all'interno dell'iPhone. Ma non è finita. Lo scenario tende ad ampliarsi ancora un po' quando si passa alle soluzioni che in Germania ed in Francia gli editori e i governi hanno voluto imporre a Mountain View sullo sfrutamento delle opere protette dal diritto d'autore. In generale sembrerebbe che in Germania il Parlamento tedesco stia per processare una legge concepita per contemperare gli interessi della divulgazione a quelli della remunerazione. Quindi i motori di ricerca potranno aggregare le notizie ma solo con dei lanci brevi, e non più incollando l'intero articolo della fonte. Certo non è una grande soluzione ma un piccolo passo avanti. Molto peggio in Francia, dove Hollande ha chiuso un accordo con Google, con un semplice fondo salva editori, da usarsi affinchè Google insegni loro come spendersi meglio sul web. In Italia, in assenza di Governo, sarà difficile chiedere, figuriamoci ottenere qualcosa da Google. Residua del precedente Governo solo una dichiarazione estemporanea del Ministro Passera sul caso delle architetture fiscali messe in campo per aggirare il pagamento corretto delle tasse, ma a cui non si è dato seguito. Da ultimo il Garante italiano della Privacy Soro ha dichiarato fermezza e necessità di azioni repressive. Ma anche qui, ancora nulla di fatto. http://www.huffingtonpost.it/dario-denni/privacy-browser-e-diritto-dautore-tre-problemi-un-solo-indiziato_b_2853701.html