Stalking, divieto di avvicinarsi all’ex moglie

Il provvedimento è stato emesso nei confronti di un commerciante di Campli a seguito di una serie di minacce e atti persecutori nei confronti della donna e del suo nuovo compagno . Dovrà mantenere una distanza di almeno 500 metri da lei e di 5 chilometri dall’abitazione CAMPLI – Non potrà più avvicinarsi all’ex moglie e alla sua abitazione. Un uomo di Campli, M.D.B. commerciante di 61 anni, è stato raggiunto da un provvedimento cautelare emesso dal gip Giovanni De Rensis, su richiesta del pm Laura Colica, in quanto l’uomo si è accanito più volte nei confronti dell’ex moglie, G.F., di 54 anni, con minacce e atteggiamenti persecutori. Il 61enne, non rassegnandosi alla separazione, stazionava con l’auto sotto casa della donna e le telefonava ripetute volte proferendo frasi offensive e minacciose, suonava in maniera furiosa il campanello di casa e prendeva a calci il portone d’ingresso. Le sue attenzioni erano rivolte anche al compagno della ex moglie: in un caso aveva parcheggiato la propria auto dietro il furgone dell’uomo impedendogli di andare al lavoro e in più occasioni aveva minacciato di dare fuoco al furgone. La donna, preoccupata per la propria incolumità, ha sporto denuncia e, a seguito delle indagini, è stato emesso il provvedimento cautelare. L’uomo non potrà più comunicare con l’ex moglie, dovrà mantenere una distanza di almeno 500 metri da lei e almeno 5 chilometri dalla sua abitazione. http://www.rivieraoggi.it/2013/01/27/159476/stalking-divieto-di-avvicinarsi-allex-moglie/

WhatsApp sotto accusa per violazione della privacy

WhatsApp, il celebre servizio di messaggistica istantanea disponibile per tutte le principali piattaoforme mobile, è stato accusato, proprio nel corso delle ultime ore, di violare le normative sulla privacy che vigono in Canada e in Olanda. In seguito all’indagine condotta dall’Office of the Privacy Commissioner of Canada (OPC) e dalla Dutch Data Protection Authority è infatti emerso che WhatsApp consente agli utenti di utilizzare l’app solo e soltanto se viene garantito l’accesso all’intera rubrica dello smartphone in uso, un dato questo che implica l’archiviazione sui server dell’azienda di tutte le informazioni personali di coloro che non utilizzano il servizio. A tal proposito, a settembre dello scorso anno WhatsApp introdusse la crittografia onde evitare eventuali intercettazioni delle comunicazioni, sopratutto per quelle effettuate tramite reti Wi-Fi non protette. Sempre nel 2012 la compagnia si impegnò anche nel rafforzare il processo di autenticazione degli utenti sfruttando una chiave generata in modo casuale in alternativa ai numeri che identificano in maniera univoca il device in uso (MAC e IMEI). Tuttavia, al fine di semplificare e velocizzare lo scambio dei messaggi tra gli utenti che si servono dell’app, WhatsApp preleva i dati dalla rubrica e li inserisce direttamente nell’elenco contatti per cui dopo aver dato l’autorizzazione tutti i numeri di telefono presenti sul device mobile di un dato utente, tra cui risultano presenti anche quelli delle persone che non si servono della celebre app di messaggistica, vengono inviati ai server della società. Tale pratica va a violare le leggi sulla privacy che vigono in Canada e in Olanda, così come sottolineato dalle autorità locali, e dove, appunto, queste informazioni possono essere conservate solo e soltanto a scopo di identificazione e tutti i dati dei non utenti devono invece essere rimossi. Tenendo conto di ciò le autorità vigileranno attentamente sul rispetto delle normative sulla privacy. Inoltre, la Dutch Data Protection Authority potrà eventualmente imporre una multa. Da notare che su WhatsApp per iOS 6 è possibile scegliere manualmente i contatti da inviare ai server dell’azienda ragion per cui non dovrebbe essere così difficile aggiornare le versioni dell’app per le altre piattaforme mettendo anche a disposizione degli altri utenti tale opzione. http://www.geekissimo.com/2013/01/30/whatsapp-sotto-accusa-violazione-privacy/

Non viola la privacy il verbale di assemblea che contiene i dubbi dei condomini sull'amministratore uscente

Non viola la privacy l'amministratore che spedisce a tutti i condomini il verbale d'assemblea nel quale sono riportati i dubbi di uno di questi sull'operato dell'amministratore uscente. La Corte di cassazione, con la causa 1593, dirime un contrasto che aveva preso il via nell'ambito dell'evento più "bellicoso" che interessa la vita sociale di uno stabile. Nel corso di un'assemblea, tenuta dopo il passaggio di consegne tra il vecchio e il nuovo ammnistratore, un condomino si era posto, senza essere neppure troppo originale, la seguente domanda "bisogna capire dove sono andati a finire questi soldi, il perché sono usciti, visto che le descrizioni dei bonifici sono generiche – ad esempio vorremmo sapere cos'è, anche perché in generale sono stati sottratti circa cinquantaseimila euro al condominio". I bonifici ai quali l'uomo si riferiva erano in favore dello studio professionale gestito dall'amministratore uscente di cui si faceva il nome. L'intervento "incriminato" era stato riportato nel verbale d'assemblea e spedito a tutti i proprietari del palazzo, facendo scattare la domanda di risarcimento danni nei confronti del nuovo amministratore e del condomino "sospettoso". La richiesta era stata inviata, dalle titolari dello studio, che ritenevano lesa la loro privacy anche al Garante dei dati personali. La Cassazione esclude però il vulnus alla riservatezza dei dati personali e, pur ricordando che le esigenze di funzionalità e di efficienza del condominio non prevalgono su tale diritto, invita a cercare un "compromesso" tra le opposte esigenze, che tenga conto dei principi di proporzionalità, pertinenza e non eccedenza. Limiti che nel caso specifico non sono stati superati.
 Per quanto riguarda l'affermazione contestata non contiene informazioni riguardanti le ricorrenti ma è tesa a chiarire i motivi dei bonifici in favore del loro studio, semmai – sottolinea il collegio - la contestazione potrebbe riguardare un'eventuale ipotesi di diffamazione. Legittimo anche l'operato dell'amministatore che, nel rispetto dei suoi compiti istituzionali, ha trasmesso ai singoli condomini copia della delibera. Senza divulgare le notizie all'esterno, come impone l'Authority.


http://www.ilsole24ore.com/art/norme-e-tributi/2013-01-23/viola-privacy-verbale-assemblea-182521.shtml?uuid=AbiqLTNH

Gli rubano l’identità e il Fisco pretende ben 700mila euro

Ricevere una cartella di pagamento di Equitalia e scoprirsi d’improvviso capitano d’impresa. Ma con 700mila euro da versare nelle casse dell’erario. È il kafkiano destino toccato a Pier Giovanni Vandelli, vittima di qualcuno che gli ha «rubato» l’identità. Paolo (così è conosciuto da tutti) è un vitale 82enne bolognese che all’inizio del 2012 ha lasciato le colline dell’Appennino emiliano (ha abitato per molti anni a Monghidoro) per trasferirsi a Specchia, accompagnato dalla moglie, Sandra Verdi. «Ma la persecuzione non è finita nemmeno qui nel Salento. Dall’oggi al domani - spiega Vandelli - mi sono ritrovato grande debitore nei confronti dello Stato. Anch’io sono caduto nelle reti di Equitalia, senza sapere né come né perché». Vandelli, una vita ricca di aneddoti ed episodi straordinari, secondo i dati in possesso della società incaricata della riscossione delle tasse, della Camera di Commercio e degli uffici della Regione Sicilia sarebbe infatti titolare della «Brianza Risorse», una non meglio specificata cooperativa con sede a Giardini Naxos, provincia di Messina. Lui, che la Sicilia, non l’ha neppure mai visitata per una vacanza estiva. «Tutto ha avuto inizio - racconta Paolo Vandelli, che nonostante il guaio capitatogli tra capo e collo gli sta capitando non perde buonumore e ironia della gente d’Emilia - lo scorso mese di ottobre, quando mi sono visto consegnare una cartella esattoriale di Equitalia, intestata al sottoscritto come titolare della “Brianza Risorse”, per un debito con l’erario di qualche decina di migliaia di euro. Pensando a un errore non mi sono preoccupato più di tanto. Ma il bello doveva ancora arrivare». Poche settimane dopo, infatti, ecco un’altra ingiunzione di pagamento a firma di Equitalia, per la esorbitante cifra di 640mila euro, e la sensazione che non si tratti più di una errata emissione ma di qualcosa di più serio. «Subito - continua Vandelli - mi sono recato negli uffici della Camera di Commercio di Bologna, dove a un impiegato ho chiesto lumi di quanto mi stesse accadendo. Dopo una ricerca sul terminale, mi è stato confermato il mio nuovo status di imprenditore. E quando gli ho detto che io non ero titolare di alcuna cooperativa - continua l’anziano - mi ha risposto che era un possibile caso di furto d’identità». Succede sempre più spesso, infatti, che personaggi senza scrupoli riescano a creare dal nulla società fittizie intestate a ignari cittadini in là con gli anni e intanto intascano benefit e finanziamenti, con la speranza che questi imprenditori fittizi tirino le cuoia nel volgere di pochi mesi. «L’unica mia ricchezza - si fa una grassa risata Paolo Vandelli, che percepisce una pensione intorno ai 500 euro mensili - è la salute. E se pensano che muoia per fare loro un favore si sbagliano di grosso». Però, la cartella esattoriale faceva bella mostra di sé e non poteva lasciare tranquille le giornate dell’anziano. Il quale non perdendosi d’animo e sperando di risolvere da solo la questione si rivolge in maniera diretta a Equitalia. «Non potendo affidarmi a un avvocato o a un commercialista - chiarisce Vandelli - ho pensato che bastasse spiegare la mia situazione a voce per trovare una soluzione. Ma mi sbagliavo di grosso». Il pensionato si sente rispondere a più riprese dai «front office» dell’agenzia di riscossione che intanto è tenuto a pagare il debito accumulato con l’erario, poi, qualora l’eventuale imbroglio si dovesse scoprire, potrebbe comunque adire le pratiche per riavere indietro quanto versato. «Non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire - ripete con ironia Paolo Vandelli nella sua nuova abitazione di Specchia - il cuore dimostrato da Equitalia è stato davvero commovente. In poche parole mi hanno detto di arrangiarmi». L’82enne non si dà per vinto e avuti gli estremi del rogito con cui si è costituita la cooperativa telefona a uno studio notarile di Roma, che ha seguito e certificato l’iter. Ma il notaio, che in un primo momento pare cadere dalle nuvole, invita Vandelli nella Capitale per vedere di risolvere la situazione. Il buon Paolo prende il treno da Bologna convinto che presto la situazione si risolverà: ma l’incontro non avviene perché il notaio si rende irreperibile. Tornato in Emilia, determinato a cercare una soluzione, Vandelli si rivolge alla Guardia di finanza di Bologna, siamo agli inizi dello scorso dicembre, e firma un minuzioso esposto-denuncia, ricostruendo per filo e per segno quanto accadutogli negli ultimi mesi. «Anche i finanzieri mi hanno consigliato in quella occasione di rivolgermi a uno studio legale in grado di seguire la questione - dice ora Vandelli - ma anche a loro ho ripetuto di non potermi permettere questo “lusso” visti i miei redditi». Intanto, Equitalia continua a inviare cartelle esattoriali di varia entità, il debito con le casse erariali continua a salire. «A ogni cartella ricevuta - dice Vandelli - puntuale la mia telefonata ai numeri di Equitalia, ma da loro sempre l’unica risposta conosciuta, ossia l’invito a pagare». Lungi dal vedere conclusa questa assurda odissea, il neo cittadino specchiese, lo scorso mese di marzo finisce sotto la lente di ingrandimento degli ispettori della Regione Sicilia, i quali rivolgendosi a lui come il titolare di «Brianza Risorse» lo diffidano a chiarire alcune situazioni legate alla sua attività, pena importanti ammende e sanzioni pecuniarie. Ma non è ancora tutto. Nelle ultime settimane, accanto alle incessanti richieste di Equitalia, sono arrivate anche quelle dell’Inps. «La Guardia di Finanza di Bologna - dice Paolo Vandelli - mi ha comunicato di andare da loro a ritirare una serie di ingiunzioni dell’Istituto di previdenza. Ho la sensazione che questa storia non avrà una conclusione a breve termine». Dall’alto della sua età, lui che nel corso della sua vita ne ha viste e vissute tante di situazioni particolari, riflette amaro: «Fa specie che lo Stato, nel mio caso nelle vesti di Equitalia e adesso dell’Inps, si comporti in questo modo, non ammettendo alcuna replica a un cittadino che pure è in maniera palese vittima di un raggiro. Avanza come un caterpillar – aggiunge Paolo Vandelli - non si ferma dinanzi a nulla e scarica sulla gente angoscia e disperazione. Non tutti, infatti, hanno la forza di reagire e combattere che io ho per natura». Non lo dice in maniera chiara, ma il riferimento è a quelle persone, troppe negli ultimi mesi, che hanno preso anche decisioni estreme una volta investiti dal «ciclone» Equitalia. «Ma io sono tranquillo - assicura Paolo Vandelli nella quiete della sua casa, appena fuori dallo splendido borgo antico - e la mia tranquillità viene dal fatto di non avere firmato mai nulla e di non essere proprietario di niente. Sono ancora capace di attraversare l’Italia in auto senza problemi, ma di certo le mie finanze non sono quelle di un industriale. Qualcuno dovrà pure prendere coscienza di quanto sta accadendo - chiosa guardando la moglie - e ridarci quel pizzico di serenità perduta per colpa di questa assurda persecuzione». http://m.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia_home.php?IDNotizia=581334&IDCategoria=2715

Privacy: il lavoratore deve essere informato dei controlli sul PC

« RILEVATO che il datore di lavoro può effettuare dei controlli mirati (direttamente o attraverso la propria struttura) al fine di verificare l'effettivo e corretto adempimento della prestazione lavorativa e, se necessario, il corretto utilizzo degli strumenti di lavoro (cfr. artt. 2086, 2087 e 2104 cod. civ.); ritenuto, tuttavia che, nell'esercizio di tale prerogativa, occorre rispettare la libertà e la dignità dei lavoratori, nonché, con specifico riferimento alla disciplina in materia di protezione dei dati personali, i principi di correttezza, (secondo cui le caratteristiche essenziali dei trattamenti devono essere rese note ai lavoratori), di pertinenza e non eccedenza di cui all'art. 11, comma 1, del Codice; ciò, tenuto conto che tali controlli possono determinare il trattamento di informazioni personali, anche non pertinenti, o di dati di carattere sensibile; RILEVATO che, sulla base della documentazione in atti, il ricorrente non risulta essere stato previamente informato in riferimento al trattamento di dati personali che avrebbe potuto essere effettuato in attuazione di eventuali controlli sull'utilizzo del personal computer concessogli in uso per esclusive finalità professionali, con particolare riferimento alle modalità e alle procedure da seguire per gli stessi; considerato infatti che nel "regolamento per l'utilizzo delle risorse informatiche e telematiche" adottato dalla resistente il 15 febbraio 2002 e messo a disposizione dei dipendenti, nonché nel "documento recante istruzioni agli incaricati del trattamento" (sottoscritto per accettazione dall'interessato), la società, pur avendo fatto riferimento alla necessità di effettuare - almeno settimanalmente - il salvataggio dei dati su copie di sicurezza con conseguente verifica del buon fine dell'operazione, non ha fornito un'idonea informativa in ordine al trattamento di dati personali connesso ad eventuali attività di verifica e controllo effettuate dalla società stessa sui p.c. concessi in uso ai dipendenti (cfr. al riguardo anche il provv. del Garante del 1° marzo 2007 "Lavoro: le linee guida del Garante per posta elettronica e internet" pubblicate in G. U. n. 58 del 10 marzo 2007, punto 3); RITENUTO, alla luce delle considerazioni sopra esposte, che il trattamento dei dati relativi al ricorrente è stato effettuato in violazione dei principi di cui all'art. 11 del Codice e ritenuto pertanto di dover dichiarare fondato il ricorso, disponendo, ai sensi dell'art. 150, comma 2, del Codice, quale misura a tutela dei diritti dell'interessato, il divieto per la società resistente di trattare ulteriormente i dati oggetto del presente ricorso a partire dalla data di ricezione del presente provvedimento; RILEVATO comunque che resta fermo quanto previsto dall'art. 160, comma 6, del Codice con riferimento alle autonome determinazioni da parte dell'autorità giudiziaria in ordine all'utilizzabilità nel procedimento civile della documentazione medesima eventualmente già acquisita in tale sede » Provvedimento Garante privacy 18 ottobre 2012 www.garanteprivacy.it