Gli rubano l’identità e il Fisco pretende ben 700mila euro

Ricevere una cartella di pagamento di Equitalia e scoprirsi d’improvviso capitano d’impresa. Ma con 700mila euro da versare nelle casse dell’erario. È il kafkiano destino toccato a Pier Giovanni Vandelli, vittima di qualcuno che gli ha «rubato» l’identità. Paolo (così è conosciuto da tutti) è un vitale 82enne bolognese che all’inizio del 2012 ha lasciato le colline dell’Appennino emiliano (ha abitato per molti anni a Monghidoro) per trasferirsi a Specchia, accompagnato dalla moglie, Sandra Verdi. «Ma la persecuzione non è finita nemmeno qui nel Salento. Dall’oggi al domani - spiega Vandelli - mi sono ritrovato grande debitore nei confronti dello Stato. Anch’io sono caduto nelle reti di Equitalia, senza sapere né come né perché». Vandelli, una vita ricca di aneddoti ed episodi straordinari, secondo i dati in possesso della società incaricata della riscossione delle tasse, della Camera di Commercio e degli uffici della Regione Sicilia sarebbe infatti titolare della «Brianza Risorse», una non meglio specificata cooperativa con sede a Giardini Naxos, provincia di Messina. Lui, che la Sicilia, non l’ha neppure mai visitata per una vacanza estiva. «Tutto ha avuto inizio - racconta Paolo Vandelli, che nonostante il guaio capitatogli tra capo e collo gli sta capitando non perde buonumore e ironia della gente d’Emilia - lo scorso mese di ottobre, quando mi sono visto consegnare una cartella esattoriale di Equitalia, intestata al sottoscritto come titolare della “Brianza Risorse”, per un debito con l’erario di qualche decina di migliaia di euro. Pensando a un errore non mi sono preoccupato più di tanto. Ma il bello doveva ancora arrivare». Poche settimane dopo, infatti, ecco un’altra ingiunzione di pagamento a firma di Equitalia, per la esorbitante cifra di 640mila euro, e la sensazione che non si tratti più di una errata emissione ma di qualcosa di più serio. «Subito - continua Vandelli - mi sono recato negli uffici della Camera di Commercio di Bologna, dove a un impiegato ho chiesto lumi di quanto mi stesse accadendo. Dopo una ricerca sul terminale, mi è stato confermato il mio nuovo status di imprenditore. E quando gli ho detto che io non ero titolare di alcuna cooperativa - continua l’anziano - mi ha risposto che era un possibile caso di furto d’identità». Succede sempre più spesso, infatti, che personaggi senza scrupoli riescano a creare dal nulla società fittizie intestate a ignari cittadini in là con gli anni e intanto intascano benefit e finanziamenti, con la speranza che questi imprenditori fittizi tirino le cuoia nel volgere di pochi mesi. «L’unica mia ricchezza - si fa una grassa risata Paolo Vandelli, che percepisce una pensione intorno ai 500 euro mensili - è la salute. E se pensano che muoia per fare loro un favore si sbagliano di grosso». Però, la cartella esattoriale faceva bella mostra di sé e non poteva lasciare tranquille le giornate dell’anziano. Il quale non perdendosi d’animo e sperando di risolvere da solo la questione si rivolge in maniera diretta a Equitalia. «Non potendo affidarmi a un avvocato o a un commercialista - chiarisce Vandelli - ho pensato che bastasse spiegare la mia situazione a voce per trovare una soluzione. Ma mi sbagliavo di grosso». Il pensionato si sente rispondere a più riprese dai «front office» dell’agenzia di riscossione che intanto è tenuto a pagare il debito accumulato con l’erario, poi, qualora l’eventuale imbroglio si dovesse scoprire, potrebbe comunque adire le pratiche per riavere indietro quanto versato. «Non c’è peggiore sordo di chi non vuole sentire - ripete con ironia Paolo Vandelli nella sua nuova abitazione di Specchia - il cuore dimostrato da Equitalia è stato davvero commovente. In poche parole mi hanno detto di arrangiarmi». L’82enne non si dà per vinto e avuti gli estremi del rogito con cui si è costituita la cooperativa telefona a uno studio notarile di Roma, che ha seguito e certificato l’iter. Ma il notaio, che in un primo momento pare cadere dalle nuvole, invita Vandelli nella Capitale per vedere di risolvere la situazione. Il buon Paolo prende il treno da Bologna convinto che presto la situazione si risolverà: ma l’incontro non avviene perché il notaio si rende irreperibile. Tornato in Emilia, determinato a cercare una soluzione, Vandelli si rivolge alla Guardia di finanza di Bologna, siamo agli inizi dello scorso dicembre, e firma un minuzioso esposto-denuncia, ricostruendo per filo e per segno quanto accadutogli negli ultimi mesi. «Anche i finanzieri mi hanno consigliato in quella occasione di rivolgermi a uno studio legale in grado di seguire la questione - dice ora Vandelli - ma anche a loro ho ripetuto di non potermi permettere questo “lusso” visti i miei redditi». Intanto, Equitalia continua a inviare cartelle esattoriali di varia entità, il debito con le casse erariali continua a salire. «A ogni cartella ricevuta - dice Vandelli - puntuale la mia telefonata ai numeri di Equitalia, ma da loro sempre l’unica risposta conosciuta, ossia l’invito a pagare». Lungi dal vedere conclusa questa assurda odissea, il neo cittadino specchiese, lo scorso mese di marzo finisce sotto la lente di ingrandimento degli ispettori della Regione Sicilia, i quali rivolgendosi a lui come il titolare di «Brianza Risorse» lo diffidano a chiarire alcune situazioni legate alla sua attività, pena importanti ammende e sanzioni pecuniarie. Ma non è ancora tutto. Nelle ultime settimane, accanto alle incessanti richieste di Equitalia, sono arrivate anche quelle dell’Inps. «La Guardia di Finanza di Bologna - dice Paolo Vandelli - mi ha comunicato di andare da loro a ritirare una serie di ingiunzioni dell’Istituto di previdenza. Ho la sensazione che questa storia non avrà una conclusione a breve termine». Dall’alto della sua età, lui che nel corso della sua vita ne ha viste e vissute tante di situazioni particolari, riflette amaro: «Fa specie che lo Stato, nel mio caso nelle vesti di Equitalia e adesso dell’Inps, si comporti in questo modo, non ammettendo alcuna replica a un cittadino che pure è in maniera palese vittima di un raggiro. Avanza come un caterpillar – aggiunge Paolo Vandelli - non si ferma dinanzi a nulla e scarica sulla gente angoscia e disperazione. Non tutti, infatti, hanno la forza di reagire e combattere che io ho per natura». Non lo dice in maniera chiara, ma il riferimento è a quelle persone, troppe negli ultimi mesi, che hanno preso anche decisioni estreme una volta investiti dal «ciclone» Equitalia. «Ma io sono tranquillo - assicura Paolo Vandelli nella quiete della sua casa, appena fuori dallo splendido borgo antico - e la mia tranquillità viene dal fatto di non avere firmato mai nulla e di non essere proprietario di niente. Sono ancora capace di attraversare l’Italia in auto senza problemi, ma di certo le mie finanze non sono quelle di un industriale. Qualcuno dovrà pure prendere coscienza di quanto sta accadendo - chiosa guardando la moglie - e ridarci quel pizzico di serenità perduta per colpa di questa assurda persecuzione». http://m.lagazzettadelmezzogiorno.it/notizia_home.php?IDNotizia=581334&IDCategoria=2715